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Sezione Forestali

Responsabile :
Prof. Menguzzato Giuliano
             
 

 

 

 
Contatti:
 

Le principali tematiche di ricerca interessano:

Analisi e classificazione tipologica dei boschi della Calabria
Lo studio delle formazioni forestali attraverso l'analisi e la discriminazione tipologica rappresenta un momento innovativo per la conoscenza e la gestione dei boschi. Consente di costituire unità di riferimento, di apprezzarne la variabilità strutturale ed ecologica e di stabilire una base comune di descrizione e di confronto delle varie formazioni. Questo approccio metodologico giunge in Italia dopo molti decenni rispetto ad altri paesi europei
Lo studio delle tipologie forestali dei boschi della Calabria ha riguardato i boschi del Parco Nazionale dell’Aspromonte e formazioni specifiche quali i boschi di farnetto e di sughera, attualmente le ricerche si stanno ampliando alle altre formazioni forestali.
Sul piano applicativo la definizione dei vari tipi potrà costituire la base per la realizzazione dell'Inventario Forestale e della Cartografia Forestale della Regione Calabria. Da questa indagine sarà inoltre possibile individuare criteri e definire indirizzi di gestione sostenibile delle risorse forestali, soprattutto nelle aree protette e facilitare l'attuazione di politiche forestali volte ad ottimizzare l'uso degli investimenti nel campo forestale.

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Monitoraggio nelle Riserve Naturali Integrali (RNI)
Le RNI rappresentano un importante strumento per la conservazione della natura, la ricerca e l'educazione e un luogo di alto valore estetico e culturale. Sul piano gestionale, nelle RNI, l'ambiente naturale viene conservato nella sua integrità, ossia tutti gli ecosistemi forestali sono lasciati alla libera evoluzione escludendo qualsiasi intervento antropico. Nello stesso tempo, rappresentano un momento attivo di gestione inteso come un laboratorio all'aperto per studi e ricerche, su lunghi periodi, delle dinamiche naturali, dove acquisire nuove conoscenze per la gestione delle risorse ambientali. Inoltre, le ricerche a lungo termine sugli ecosistemi forestali acquistano sempre maggiore importanza per la comprensione delle modalità di reazione degli ecosistemi ai cambiamenti ambientali e per soddisfare le richieste informative derivanti dalle convenzioni internazionali in materia di ambiente
Negli ultimi due anni l’attività di ricerca ha riguardato il monitoraggio in aree permanenti nella Riserva Naturale Integrale del Parco dell’Etna e in particolare: le variazioni strutturali e floristico-vegetazionali, della necromassa e della rinnovazione naturale.
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Rinaturalizzazione dei rimboschimenti di conifere
In Calabria sono stati effettuati a più riprese nel corso degli anni molti rimboschimenti a prevalenza di conifere nell'ambito di un quadro organico di interventi per la conservazione del suolo.
Attualmente molti di questi soprassuoli, soprattutto quelli più adulti, si presentano in precario stato di equilibrio fisico e biologico, dovuto all'azione sinergica di un trattamento inadeguato o spesso inesistente e di avversità biotiche e ambientali. Questi soprassuoli richiedono urgenti interventi colturali per garantire una maggiore stabilità, assicurare una copertura del suolo e avviare (nei casi opportuni) processi dinamici che consentano, per via naturale, la progressiva sostituzione della specie preparatoria con quelle definitive (molto spesso latifoglie). In altre parole, quest'insieme di interventi prende il nome di rinaturalizzazione.
Per quanto riguarda la scelta delle tecniche colturali idonee ad assicurare la rinaturalizzazione dei rimboschimenti, occorre precisare che i nuovi indirizzi selvicolturali che si stanno affermando sia nel Nord America che in Europa, prevedono l'applicazione di interventi colturali graduali di basso impatto ambientale.
Le ricerche sulla rinaturalizzazione delle monocolture di conifere con processi colturali di basso impatto ambientale, furono iniziate nel 1982 nelle Foreste Casentinesi, e si sono estese anche in Abruzzo nel 1999 su rimboschimenti di pino nero e in Calabria nel 2000 su rimboschimenti di abete bianco e di pino laricio. In particolare sono stati eseguiti tagli a buche, dove, con un protocollo sperimentale standardizzato, vengono seguite le variazioni della rinnovazione naturale, della vegetazione, e vengono costantemente monitorate le variazioni di PAR, della umidità e temperatura del suolo.
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Gestione dei sistemi forestali di origine naturale e artificiale
Questa tematica riguarda la gestione dei boschi e, più in generale, dell’ambiente di cui, soprattutto nel settore montano, costituiscono l’elemento peculiare. Si tratta di problematiche che in questi ultimi anni hanno subito profondi cambiamenti connessi con motivazioni di ordine sociale e culturale sensu lato, legati al passaggio da una società industriale ad una post – industriale, del terziario avanzato, che manifesta sensibilità ed esigenze profondamente differenti nei confronti del bosco e dell’ambiente in generale.
Molte di queste rendono praticamente inapplicabili le tradizionali forme di gestione del bosco o, quantomeno, impongono profonde rivisitazioni e adattamenti. Ciò diviene particolarmente importante nell’ambiente mediterraneo dove i sistemi forestali si trovano in un ambiente climaticamente difficile e, anche in un recente passato, sono stati profondamente alterati nella composizione e nella struttura, a volte anche con gravi effetti sulla loro stessa capacità di perpetuazione.
In questo nuovo scenario è iniziata una rivisitazione della gestione dei boschi secondo quelle che per secoli sono state le tradizioni, le tecniche e gli usi delle popolazioni locali, consolidatisi nel tempo in quelli che comunemente sono definiti come saperi locali. Si tratta di modalità che, ad un esame scevro di luoghi comuni, appaiono più rispettose dell’ambiente, a basso impatto ambientale, a carattere estensivo, che vedono l’uomo trarre dal bosco ciò di cui ha bisogno, rispettando spesso inconsapevolmente, sempre e comunque, le caratteristiche intrinseche del sistema, senza alterarlo in modo significativo compromettendone gli equilibri interni.
In questo contesto è iniziato l’esame dell’applicazione del taglio a scelta nella gestione delle pinete di laricio, nelle faggete e nei boschi misti faggio-abete. L’esame di alcuni casi ha così messo in evidenza come la selvicoltura applicata nei boschi di proprietà privata sia molto lontana dagli schemi classici ma permetta interventi frequenti, di limitata intensità, di basso impatto ambientale in grado di assicurare una pronta e abbondante rinnovazione naturale e, in molti casi, di conservare nel tempo il paesaggio assicurando una continua presenza dell’uomo a difesa del bosco e quindi, indirettamente, favorendo anche una migliore qualità della vita delle popolazioni che interagiscono con i sistemi forestali. In sintesi questa forma di trattamento ha dimostrato di corrispondere a tutti i livelli a quella che oggi viene definita come gestione forestale sostenibile.
Gli stessi principi hanno dimostrato di essere perfettamente applicabili anche ai rimboschimenti che nella realtà forestale della Calabria rappresentano una peculiarità di grande interesse storico, selvicolturale, vegetazionale, culturale, paesaggistico e turistico – ricreativo oltre che per la difesa e conservazione del suolo. L’analisi condotta in popolamenti di pino laricio, marittimo, douglasia di 30 – 40 anni di età, ha posto in evidenza come i tempi di ricostituzione della copertura forestale siano molto più rapidi e, soprattutto, efficaci, di quello che comunemente si ritiene, con effetti positivi sulla produzione legnosa, sulla difesa e conservazione del suolo attenuando i pericoli di desertificazione, e oggi anche sulla possibilità di contrastare l’effetto serra. Le esperienze maturale in questi ultimi anni a seguito del monitoraggio di alcune di queste realtà, indicano come sia anche necessario intensificare l’algoritmo colturale in modo da assecondare ed esaltare la dinamica evolutiva insita in questi sistemi che all’inizio risentono in modo determinante dell’azione dell’uomo, ma che in tempi brevi possono aumentare in modo significativo la loro complessità strutturale e biodiversità. Interventi di lieve intensità, ripetuti a brevi intervalli consentono infatti di innescare processi di rinaturalizzazione, presupposto per il passaggio da un semplice insieme di alberi ad un bosco vero e proprio.
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Arboricoltura da legno
Questa tematica affronta i problemi della produzione di legno fuori foresta, un settore divenuto di grande attualità in questi ultimi anni a seguito del costante aumento di richiesta di materia prima legno da destinare ad usi diversi da quelli tradizionali (ad esempio produzione di biomasse per usi energetici) e ad una sempre maggiore disponibilità di terreni per questo tipo di coltivazione come conseguenza della riorganizzazione del settore agricolo, in aggiunta a quelli tradizionalmente utilizzati in quanto marginali all’agricoltura.
Questi interventi possono rispondere a molteplici esigenze che emergono dalla società: soddisfare, almeno in parte, le crescenti richieste del mercato; contribuire ad alleviare il problema della disoccupazione, particolarmente grave nelle regioni meridionali; contrastare il fenomeno della desertificazione che tende ad accentuarsi anche a seguito dell’abbandono delle colture agrarie che favorisce a sua volta l’insorgere di incendi; contribuire a combattere l’effetto serra, un problema di grande importanza dopo l’approvazione della direttiva della U.E. che impone alle industrie di controllare le emissioni di CO2, per cui a livello nazionale diventerà estremamente importante anche la costituzione di serbatoi di carbonio agro – forestali.
In questo contesto l’analisi di interventi di arboricoltura da legno realizzati nell’Italia meridionale su terreni marginali all’agricoltura mediante l’impiego di specie sia indigene (soprattutto pini mediterranei) sia esotiche (particolarmente eucalitti, pioppi euro – americani, pino insigne, douglasia, ecc.) e di idonei moduli colturali, consentono di definire le possibilità ed i limiti per questo tipo di interventi che vanno al di là della pura e semplice produzione di legno. Il monitoraggio eseguito in alcuni di questi impianti per oltre venti anni ha consentito anche di definire il modulo colturale ottimale per una loro corretta gestione.
Sono state inoltre sviluppate ricerche sugli impianti con latifoglie a legname pregiato che sono stati realizzati negli ultimi anni in relazione a finanziamenti della UE. In particolare la ricerca si pone i seguenti obiettivi:

  • valutare la potenzialità produttiva in termini quantitativi (accrescimento) e qualitativi (forma dei fusti, ramificazione, ritmo di accrescimento diametrale, ecc) di alcuni impianti campione di latifoglie a legname pregiato;

  • studiare l'efficienza ecologica e funzionale di impianti di noce, ciliegio, acero montano, ontano napoletano in ambienti con differenti condizioni ambientali;

  • ampliare il grado di conoscenza sull'autoecologia di queste specie per valutare l'area ottimale d'impiego per l'arboricoltura da legno;

  • valutare le condizioni di applicabilità di alcune tecniche colturali e delle nuove tecnologie (concimazioni, diserbo chimico, pirodiserbo, protezioni individuali, irrigazione, idroretentori, potature, diradamenti);

  • Le esperienze condotte hanno permesso di dare un sensibile contributo conoscitivo per la gestione dei questi tipi di impianti per le realtà meridionali.

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Componenti:
Menguzzato Giuliano
Mercurio Roberto
Marziliano Pasquale
Pelle Luca
Scuderi Angelo
Bagnato Silvio
 
 
 
 
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
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